Claudia Lo Stimolo
BIOGRAFIA
Nella mia vita ho sempre sentito il bisogno di esprimermi attraverso l'Arte: la danza, la scrittura, il disegno e infine la fotografia. Negli ultimi anni ho riscoperto l'amore per la montagna e la natura, e da questa rinnovata passione è emersa in me la necessità di riprodurre il fascino di ciò che mi circonda: montagna, mare, gente, luoghi abbandonati dal tempo. Ho così scoperto un profondo amore per questa forma di espressione che mi dà grande soddisfazione. Sono riuscita a combinare la fotografia con il mio lavoro e giorno dopo giorno cerco di trasmettere tutta la mia passione agli studenti insegnando loro a comunicare ciò che vedono attraverso la lente: uno strumento dell'anima che permette di catturare la loro realtà interiore ed esteriore come la percepiscono.
La fotografia è un'arte che mi aiuta ad esprimere il mio concetto di bellezza e i miei stati d'animo interiori, attraverso l'uso di un linguaggio personale che cerco di costruire scatto dopo scatto. È un'espressione di me stessa, una fuga dalla quotidianità e la ricerca della gratificazione personale. Il termine fotografia deriva dalla congiunzione di due parole greche antiche: luce (φῶς | phôs) e grafico (γραφή | graphè), quindi fotografia significa "scrittura della luce". Penso che la luce abbia infinite modulazioni che variano dalla luminosità alle ombre, e la fotografia permette di fermare per sempre quel particolare momento imprimendo emozioni ed infiniti valori di luce e buio che amo catturare.
Nelle mie fotografie curo ogni dettaglio, ogni elemento della composizione deve trasmettere delicatezza e purezza. Questo stile, o meglio questo linguaggio, l'ho sviluppato nell'ultimo anno, durante il quale penso di aver fatto un'evoluzione stilistica, cercando di far emergere più emozioni.
Cerco di trarre ispirazione da tutto ciò che mi circonda, dalla musica, dai suoni della natura, dalla danza che è sempre una danza del mondo, dall'arte e certamente dall'osservazione del lavoro di altri fotografi. È l'intero background culturale e intimo di un fotografo che, a mio parere, crea la foto.
In ogni scatto cerco sempre di immaginare la fotografia prima nella mia mente. Penso all'abbigliamento, agli scatti ipotetici, agli oggetti di scena che possono esaltare il paesaggio. Il risultato a volte riflette il progetto iniziale, altre volte l'idea vincente arriva al momento, grazie all'interazione tra me e la persona fotografata.
La Nudĭtas dell’Angelous Novus
Testo critico di Paola Simona Tesio
Walter Benjamin, Sul concetto di storia.
Osservando le opere di Claudia Lo Stimolo, facenti parte della serie Urbex Nudĭtas riecheggiano le parole del filosofo Walter Benjamin della IX tesi sul concetto di storia dedicata al noto quadro di Paul Klee, a cui era emotivamente legato e aveva portato con sé durante l’esilio. Avvalendosi di enigmatiche espressioni e di un concetto messianico della storia, l’eco di questi frammenti gettano immediatamente il lettore in un fluire di sensazioni che colmano l’immaginario: un angelo, che non è soltanto quello dipinto, rimane sospeso librandosi nell’istante immoto oltre le rovine di un passato che non ci è dato sapere, a cui tuttavia volge il suo sguardo mentre il vento (ovvero il tempo inesorabile) lo sospinge verso il divenire.
In una sublime interpretazione, restituita attraverso lo sguardo della fotografia, Claudia Lo Stimolo riesce a plasmare nella contemporaneità la nudità di questo angelo incarnandolo nella figura umana dell’altrettanto talentuosa modella DeliCate.
Nudĭtas che non è soltanto corporea ma anche esistenziale, umana nonché derivante dal contesto dell’esplorazione urbana.Ogni scatto carico di pathos è cadenzato come il passo del piede nudo che ripercorre le polverose vie del destino, armonico è il suono nelle movenze lievi delle pose, nel librarsi del corpo che si fa lieve oltre la materialità consunta del circostante, dove la vegetazione, alla stregua della Ginestra leopardiana, si inerpica come inno alla vita. L’addentrarsi tra le piaghe dell’abbandono, nei labirinti di luoghi dimenticati, solcati dal tempo inesorabile che trascorre inscrivendo i segni ineluttabili di quel passaggio diviene immortale, impressa nell’ intima scrittura della luce di quest’artista in grado di cogliere i particolari trasformandoli in opera.
Le macerie non restano mai mute, esprimono nel loro farsi il determinarsi del fato, la nudità umana si integra nel contesto, in modo armonico e allo stesso tempo dissonante con gli ambienti spogli ma pregnanti del sussulto dell’esistenza. Quel vuoto che diviene significativo e si carica di senso.
Ecco allora che i contesti abbandonanti rievocano la loro essenza, i macchinari con la loro possenza, seppur silenti, trasportano un mondo, diventano architravi dell’immaginazione da cui si dipana la creatività artistica.
Se è vero che questi luoghi sono stati piu volte fotografati nell’essenza dell’Urbex è altrettanto doveroso affermare che lo sguardo di Claudia Lo Stimolo si sofferma aggraziato su queste spoglie, rendendo originale e rivisitato ogni spazio già violato dalle vicissitudini trascorse, qualunque esse siano. Non tutto ci è dato sapere, alla stregua delle parole del filosofo Walter Benjamin, che nel descrivere il suo angelo rimangono per certi versi criptiche. Claudia rivisita, ricerca, crea la scenografia con una grazia e leggerezza sbalorditiva e le sue visioni estetiche ed estatiche vibrano pregnanti di emozioni.
Se Urbex è esplorazione, la radice Urbs è città, agglomerati di abitazioni, ma anche lo spazio in cui sono insediati gli edifici di varia forma e natura, l’idea di un dentro e di un fuori, e persino metonimicamente i cittadini quali abitanti di un luogo.
In questo sentire la modella DeliCate s’incarna nell’Angelus Novus, diventa la musa, che sussurra, indica, volge lo sguardo verso le macerie e allo stesso tempo richiama a sé l’eco della Natura. tas corporea che si fa spirituale, ascetica, in senso più astratto, diviene intima essenza dell’assenza, della messa a nudo di questi spazi dimenticati che si rivelano allo sguardo nella loro decadente bellezza.
Risuona l’eco negli spazi abbandonati, è il soave richiamo della ninfa che attrae a se la permanenza della natura, per riappropriarsi di ciò che le era stato sottratto tempo addietro.
Il tempo si è fermato e contemporaneamente è trascorso, contornato dal rame dell'autunno, avvolto nella nebbia lieve che evapora tra i raggi del sole ancora tiepidi. La natura selvaggia ha riconquistato gli spazi avviluppandosi sullo scheletro ferito dall'abbandono del sontuoso seicentesco palazzo rimaneggiato in seguito da accenti Liberty e lacrimante di storia. La figura si posa sulla balaustra in pietra della terrazza, con aria pensosa e sognante nei "Sospiri d'autunno". Quasi a ricordare quel dì festoso ormai trascorso, memoria di feste e canti. Nella posa si possono immaginare i sospiri di fanciulle danzanti che transitavano sul ponte. Scriveva il Leopardi ne "La sera del dí di festa "E l'antica natura onnipossente, che mi fece l'affanno ...or dov'è il grido dei nostri avi famosi ...tutto é pace e silenzio, e tutto posa il mondo, e più di loro non si ragiona". La fotografia è arte per chi crea, si fa scenografia intima e al contempo, così come pittura, vibra di emozioni.
Una cornice si fa porta, passaggio, nicchia, finestra temporale che lascia intravedere la bellezza e il farsi del tempo. In quel luogo, dove si respira arte, l’ensemble risulta armonico: la polvere, il vento, il ferro, i cromatismi. Persino la vegetazione arida e mortale acquisisce il significato della vita, divenendo elemento indispensabile di quell’essenza.