Gianni Pennisi
Note biografiche
Gianni Pennisi nasce come artista figurativo, autodidatta fin dagli anni ’70 si avvicina agli artisti della sua città che meglio incarnano i suoi ideali. Detesta il paesaggio, dipinge nature morte ma il suo vero interesse è rivolto allo studio del nudo femminile
Nei primi anni 90, dopo un decennio di totale assenza dalla scena artistica riprende la frequentazioni degli amici artisti e partecipa a concorsi di pittura a carattere regionale e nazionale. Nei primi anni 2000 frequenta i corsi estivi della scuola internazionale di arte e grafica di Venezia dove viene a contatto con un ambiente internazionale di grande stimolo, lo studio della figura lo affascina, approfondisce la conoscenza dell’anatomia e si esercita nel disegno dal vero con l’ausilio della modella. Nello stesso anno si iscrive al corso di nudo presso l’Accademia Albertina di belle arti di Torino, per quattro anni segue le lezioni di nudo e nel contempo impara le tecniche della modellazione con argilla, la figura femminile esce dalla tela per diventare una entità reale dove il pennello è sostituito dalle mani dell’artista, è un’esperienza nuova ed entusiasmante. Nelle aule dell’accademia Gianni avverte un’aria nuova lontana dai canoni tradizionali, lo colpiscono i dipinti di arte astratta dove spariscono le forme e i colori diventano i protagonisti della tela. Abbandona pian piano i canoni classici e rivolge il suo interesse all’arte astratta intesa come costruzione geometrica delle forme, il colore assume toni accesi e i suoi quadri assumono una nuova vitalità.
Della mia pittura
E’ proprio in questo ultimo decennio che la trasformazione diventa totale, una ricerca lunga e costante portata avanti con rigore e passione seguendo sempre il filo diretto dei miei pensieri, del mio modo di intendere e concepire la comunicazione artistica. Il mio carattere è sobrio e discreto, non sono propenso concedermi a manifestazioni di pura esteriorità, il mio isolamento quasi cercato e voluto è solo il desiderio di essere me stesso fino in fondo. Il mio lavoro una ricerca costante e continua tesa a soddisfare il mio appagamento interiore, ogni nuovo lavoro una sfida a una tela nata bianca come la neve ma destinata a soccombere al mio volere. A volte sono rigide figure geometriche ingentilite da un cromatismo quasi lirico, altre volte sono nuvole colorate impazienti di diventare esse stesse parte del creato e ancora colori che abbandonano il buio della tela per trovare nuova vita altrove. Non ci sono regole in questo processo creativo ma solo il desiderio di spaziare in un mondo fantastico e imprevedibile dove si fondono realtà e finzione, fantasia e pragmatismo, gioia e sofferenza, certezza e ambiguità.
La tela ed io ci incontriamo ogni giorno, ogni giorno uno davanti all’all’altro amici o nemici, fratelli o sconosciuti viaggiatori desiderosi di conoscersi e confrontarsi, ognuno con la segreta voglia di far valere il proprio pensiero, le proprie ragioni, e ogni giorno è un’avventura nuova ed eccitante. Colori e forme appaiono e svaniscono, a volte linee ininterrotte che sembrano attraversare la tela senza fine né principio, altre volte sono strani arabeschi a disegnare la rotta delle prime rondini primaverili. Il tutto come un gioco infantile che rifiuta di crescere, diventare adulto.
Biographical notes
Gianni Pennisi starts as a figurative artist, self-taught since the 1970s. In that period he enters in contact with local artists who best embody his ideals. He loathes the landscape, paints still life but his real interest is in the study of the female nude.
In the early 1990s, after a decade of total absence from the art scene, he becomes member of the local "Society of Fine Arts", resumes visits to artist friends and takes part in regional and national painting competitions. In the early 2000s he attends summer courses at the International School of Art and Graphics in Venice where he connects with a highly stimulating international environment. The study of the figure fascinates him, he deepens his knowledge of anatomy and practices live drawing with a model.
In the same year he enrolls in the nude course at the Albertina Academy of Fine Arts in Turin, he attends for four years the nude lessons and at the same time he learns the techniques of clay modeling. The female figure comes out of the canvas to become a real entity where the brush is replaced by the hands of the artist, it is a new and exciting experience. In the classrooms of the academy Gianni feels a new air far from the traditional canons, he is struck by the paintings of abstract art where forms and colors disappear, and become the protagonists of the canvas. He gradually abandons the classical canons and turns his interest to abstract art conceived as geometric construction of shapes, where colors take on bright tones and his paintings take on a new vitality.
Of my painting
“It is indeed in this last decade that the transformation becomes total, a long and constant research carried out with rigor and passion always following the direct thread of my thoughts, of my way of understanding and conceiving artistic communication. My character is sober and discreet, I am not inclined to allow myself to manifestations of pure exteriority. My isolation, almost sought and wanted, is only the desire to be myself to the very end. My work is a constant and continuous research aimed at satisfying my inner fulfillment, every new work challenges a canvas born white as snow but destined to succumb to my will. Sometimes are rigid geometric figures softened by an almost lyrical chromaticism, other times are colorful clouds impatient to embody themselves as part of the creation and still colors leaving the darkness of the canvas to find new life elsewhere. There are no rules in this creative process but only the desire to wander in a fantastic and unpredictable world where reality and fiction, fantasy and pragmatism, joy and suffering, certainty and ambiguity merge.
The canvas and I meet every day, every day one in front of the other as friends or enemies, brothers or unknown travelers eager to meet and confront, each of us with the secret desire to assert our own thoughts, reasons, and every day is a new and exciting adventure. Colors and shapes appear and disappear, sometimes unbroken lines that seem to cross the canvas without end or beginning, other times they are strange arabesques drawing the route of the first spring swallows. All like a childish game that hates to grow up and become adult.”
Esposizioni
1996 - 2000
Montechiaro d’asti: Arte sotto i voltoni- premio della critica– 2° clasificato Asti: Società promotrice delle belle arti- mostra collettiva Asti: Palazzo della provincia- mostra personale Montechiaro d’Asti: Arte sotto i voltoni- premio acquisto Asti: Palazzo della provincia- mostra personale
2001 - 2005
Trivero (Vc): Concorso nazionale di pittura contemporanea- premio Giorgio Loro Piana- premio acquisto S.Stefano Belbo (Cn): Concorso nazionale premio Cesare Pavese- segnalazione di merito Casale M.to (Al): Partecipazione alla XV rassegna europea di arte contemporanea Asti: Società promotrice delle belle arti- mostra collettiva Trivero (Vc): Concorso nazionale di pittura contemporanea- premio Giorgio Loro Piana
2006 - 2010
Salsomaggiore terme: Concorso nazionale di pittura e grafica Cristoforo Marzaroli- segnalazione di merito Cocconato (At): Concorso nazionale la donna nella moda Asti: Società promotrice delle belle arti- mostra collettiva
2017
Torino: Galleria Accorsi- mostra collettiva
2018
Torino: Galleria Accorsi- mostra collettiva Asti: Palazzo Ottolenghi- mostra personale La Morra (Cn): Enoteca comunale- mostra personale Alba (Cn): Chiesa di San Domenico- mostra personale
2019
Asti: Sala mostre ristorante Tacabanda– mostra personale Piacenza: Galleria Studio C- “6 Maestri dei contemporaneo” mostra collettiva Torino: Galleria Ossimoro- “La forma dell’informale” mostra collettiva Torino: Galleria Ossimoro- “Il sorriso del corpo” mostra collettiva
RECENSIONI
Pittura come musica
Nato ad asti, dove anche oggi vive e lavora, negli anni passati Gianni Pennisi ha frequentato il corso di “nudo” presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e successivamente i corsi della Scuola Internazionale di Arte e Grafica di Venezia venendo a contatto con un ambiente internazionale di grande stimolo e interesse. Ha inoltre frequentato gli studi di importanti artisti locali e personaggi di riconosciuta cultura artistica seguendo con grande attenzione i loro insegnamenti e i loro consigli. Dopo queste esperienze, rivolte per lo più allo studio del “vero” e della “figura”, il nostro artista ha iniziato a sentire il fascino delle Avanguardie Storiche e in particolare dell’Astrattismo Geometrico dove si annulla ogni riferimento con il reale e tutto diventa forma e colore. Gradualmente Gianni Pennisi ha così abbandonato i canoni classici e la sua attenzione si è rivolta pienamente all’arte astratta, alla costruzione geometrica delle forme, alla luce e al colore intesi come protagonisti assoluti delle sue costruzioni. Le sue opere attuali sono così caratterizzate da forme, tracce, ritmi intermittenti e segmentazioni che dinamizzano lo spazio creando atmosfere quasi musicali, i colori passano dal chiarore al graduale offuscamento mentre i segni e i tracciati creano forti interferenze tra luce e ombra. Pittura intensa che, nel suo procedere e nella sua invenzione, trasmette una dimensione purificata dal rumore dell’attualità e la sensazione di uno spazio-tempo misterioso e infinito.
Luciano Carini (Gallerista e critico d’arte)
Dedicato ad un caro vecchio amico
Gianni ed io da bambini abbiamo condiviso praticamente tutto, poi la vita ci ha portato su strade diverse ed io tra le altre cose mi sono occupato di fotografia a livello professionale. Saltuariamente condividevamo un po’ del nostro tempo seduti al tavolo di un bar, poi giorni fa camminando per le vie del centro mi ritrovo davanti ad un manifesto dalle dimensioni inusuali, sullo sfondo di un intrigato gioco di colori campeggia un nome a me noto “Gianni Pennisi in mostra a palazzo Ottolenghi.” Pochi minuti dopo mi ritrovo nel salone a pianterreno di questo palazzo settecentesco. Conoscevo questa sua passione già manifestata negli anni giovanili ma non sapevo di questa sua intrusione nel campo dell’astrazione. Appesi alle pareti un notevole numero di tele da cui sprizzava una girandola giocosa di luci e di colori come non vedevo dal tempo dei miei viaggi in lontani paesi tropicali. Ma subito dopo comprendo come quella nuova tendenza altro non era che un ritorno al passato, un passato molto lontano al tempo in cui bambini ci divertivamo a riempire fogli di quaderno con i colori più fantasiosi rispettosi di una realtà inconscia che tendeva a rifiutare il bianco e il nero. Rivedevo le nostre piccole mani nervose che impugnavano le matite come fossero armi spaziali al fine di annientare malefici draghi o misteriosi fantasmi. Erano coloratissime stelle filanti, multiformi coriandoli, case, alberi, colline fiorite, mansueti animali da cortile e feroci belve della foresta. Talvolta erano cuori dedicati a qualche giovane fanciulla forse rinchiusa nelle segrete del castello. Ma il nostro esercito di valorosi guerrieri in sella a cavalli color della luna si lanciavano alla conquista del castello e alla liberazione della fanciulla. Era il nostro mondo ricco di fantasia ma privo di ogni riferimento al nero e al bianco colori a noi ancora sconosciuti. Si, era il nostro mondo di bambini, il mondo fantastico e gioioso di tutti i bambini del mondo. Lo guardo con aria interrogativa e lui risponde inarcando le sopracciglia come a voler dire “ non è colpa mia, è colpa della matita che traccia sulla carta strani e incomprensibili arabeschi, è colpa del pennello che si intinge dei colori più accesi della tavolozza , è colpa del mio cuore ancora e sempre alla ricerca di nuove emozioni. Ricorda caro amico quel che diceva in una famosa canzone un cantante a tutti noi molto caro.” “Tu chiamale se vuoi …emozioni”
R.M. - Aprile 2018 (amico e fotografo professionista)