Gino Vercelli
BIOGRAFIA
Nasce il 17-06-1961 a Mombercelli (AT). Si scrive all'Istituto Statale d'Arte che termina nel 1978 diplomandosi Maestro d’Arte. Dal 1981 al 1988, alterna l'attività di grafico pubblicitario alla realizzazione di brevi storie per “Boy Music” della Rizzoli, per la “Edifumetto” di Renzo Barbieri e per
“Lancio Story”. Il suo esordio alla Sergio Bonelli Editore avviene tramite lo “Staff di If” nel 1988,
quando realizza la storia “Operazione Godzilla”, per il quadrimestrale “Zona X”. Nel 1989 entra a far
parte del gruppo di disegnatori di Martin Mystére . Nel Marzo 1996 pubblica lo speciale “Prigioniero del
futuro” dove Martin Mystére incontra Nathan Never, seguito nel 2001 dal secondo speciale intitolato “Il
segreto di Altrove”. Suo è il primo numero di un nuovo personaggio della Sergio Bonelli Editore uscito
del 1999 chiamato “Jonathan Steele”, a cui collabora sino alla chiusura della serie. Passa poi alla testata
“Nathan Never” , successivamente disegna la mini-serie “Dipartimento 51” e poi “ Dampyr “ e “ Zagor “.
E' uno dei fondatori della scuola “Scuola di Fumetto di Asti” per la quale ha curato il libro “ Musica e
Nuvole , le canzoni di Paolo Conte a fumetti “.
Con il giornalista Armando Brignolo ha realizzato il libro a fumetti“ Van Gogh, ipotesi di un>
delitto “ per Daniela Piazza Editore.
Nel 2015 fonda una propia compagnia teatrale chiamata “ Roccaroiu” dove si cimenta sia come regista
che come attore portando in scena spettacoli originali legati alle tradizioni del territorio
dove vive oppure su tematiche sociali.
Dal 2018 insegna Fumetto e Illustrazione presso l’ Accademia di Belle Arti di Cuneo, nelle succursali di
Asti e Milano.
Parallelamente al fumetto porta avanti anche una propia ricerca pittorica informale sui colori
esponendo le propie opere sia in mostre collettive che personali in Asti, Canelli, Milano,
Firenze e in Svizzera.
RECENSIONI: IL RIPOSO DEL GUERRIERO
Maresa Barolo
Il suo mondo artistico e professionale è lo spazio del racconto, un mondo iper-figurativo, dove il segno si fa narrazione, inquadratura, dramma. Dove la parola scritta si fa largo fra i corpi e le cose, e la storia scorre di quadro in quadro, catturando gli occhi e l’attenzione, spiegandosi da sé. La vita di un fumettista di successo deve misurarsi, come quella di uno scrittore alla moda, con le regole ferree di una regia quasi cinematografica, in bianco e nero, con la vitalità dei suoi personaggi di carta.
Resta il tempo a Gino Vercelli di coltivare una sua serra segreta, dove fiorisce una vita diversa, agli antipodi del suo solito, dove la luce danza con il colore in libertà. Come se da tanto esercizio del disegno di figura potesse a un tratto scaturire, con forza liberatoria, una sorta di dripping scatenato e gioioso, ovviamente aniconico. Un antidoto assoluto e programmatico alla figurazione.
In realtà nei piccoli e medi formati dei bellissimi fogli, di cui si presenta una selezione molto parziale, la tecnica non è quella del dripping vero e proprio di pollockiana memoria: quel segno cinetico, che necessita di grandi superfici, e strumenti non tradizionali, vitalistico e drammatico, è qui piuttosto evocato, questa è pittura vera e propria, nel solco della tradizione informale italiana. Sfondo di luce, infinite variazioni delle gamme cromatiche, potenti, floreali e artificiali al tempo stesso, raffinatezza non cercata, trovata, per istinto. Dice fra l’altro Gino di aver amato gli impressionisti (come non accorgersene con quel ‘senso’ per il colore/luce?), e molto la pittura dei viennesi, e di Klimt in particolare. Non posso che trovarmi d’accordo, per me Klimt è proprio uno dei padri fondatori dell’astrazione, anche nelle rare visioni di natura, tradotte in meravigliosa decorazione, alla fine della stagione impressionista, e neo impressionista, ormai dentro l’espressione e la modernità del Novecento. Sembra semplice questa pittura e non lo è, con un che di Giappone forse, il che vuol dire trasfigurare il dato naturale in puro segno, in una notazione cromatica quasi musicale. Quanto invece sia complessa e colta lo dimostra il confronto con un dettaglio rubato a un famoso dipinto di Klimt…