Mauro Azzarita
Biografia
Sebbene mi sia sempre piaciuto scarabocchiare con penne e matite perché provo piacere nel vedere prendere forma su carta quel che la mente già ha ben presente, il mio percorso pittorico è nato casualmente verso la fine degli anni 80. Per una strana combinazione, il pittore Sereno Ameglio vide alcuni miei lavori fatti a china e mi invogliò a prendere colori ad olio e pennelli e ad andare a dipingere con lui en plein air nelle vallate Valdostane.
Di certo questa fu per me una magnifica rivelazione che mi spinse verso la pittura.
Però impegni di lavoro e familiari non mi permisero di proseguire con la dovuta continuità. Solo verso la fine degli anni 2000, quando tali impegni si fecero meno gravosi, cominciai a frequentare il maestro d’Arte Adelma Mapelli che, oltre a far consolidare quanto già avevo acquisito anni prima, fece rinascere in me la sopita passione per la pittura e mi instradò verso le prime timide mostre.
Da allora numerosissime mostre collettive e personali sono seguite durante le quali l’incontro e il confronto con tantissimi artisti, critici d’Arte e galleristi non solo del panorama piemontese, hanno giovato alla mia crescita.
L'incontro e l’amicizia con il pittore Bartolomeo Delpero hanno rappresentato un ulteriore valore aggiunto.
Critica
Le opere di Mauro Azzarita invitano al silenzio, al mondo appartato, alla tranquillità cercata con ogni mezzo. Sia che l'artista s'immerga nel paesaggio ricoperto da una candida coltre nevosa oppure colga il proprio unico personaggio in riva al mare, abbandonando sull'ultimo il confine della sabbia, dinnanzi al mare azzurro, nella attesa lettura del giornale; sia che ritragga, con cura finissima e mai ridondante di particolari, certi casolari abbandonati.
Tutto e' realissimo e irreale al tempo stesso, ogni cosa s'incrocia su piani temporali diversissimi.
A volte ama mettere quasi un filtro, un leggero riparo tra se stesso e l'immagine solitaria, come quelle goccianti tracce di pioggia che introducono al viso femminile visto in un caffe'.
Azzarita riprende anche con cura il panorama invernale studiandone la morbidezza, il potere di avvolgere nel silenzio ogni cosa. Essenziale nella composizione, gli alberi spogli, distanziati come quinte teatrali in primo piano e quasi un fondale compatto all'orizzonte, il sentiero, il personaggio di spalle: scena dove regna un tratto malinconico e soffuso, ma quella luminosita' che pervade con bella ricerca cromatica la tela puo' anche essere li' a significare l'umore tranquillo, filosofeggiante, rassegnato di quella passeggiata, un pensiero intimo.
E l'immagine, nella bravura dell'artista si stacca dalla realta' per divenire concetto, simbolo assai piu' profondo.
Azzarita ci rimanda a tanta letteratura, ma la sua immagine, fatta di sincerita' e calore, accampa una nota di incisiva personalita', addolcisce la pennellata forse un ricordo antico, e' intrisa di una vitalissima padronanza nella resa del particolare, spinge all'ammirazione e alla solidarietà, offre un candido panorama di stupore e di incanto. (Elio Rabbione).