Salvatore Castellino
Biografia
Vivo in Sicilia, a Siracusa.
Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, la ricerca pittorica mi ha portato negli anni a porre al centro della mia indagine artistica il corpo ed il volto.
Nella prima fase del mio percorso creativo la forma si concede al compiacimento visivo, limitando l’osservatore ad un’analisi di tipo estetico. In un secondo momento invece, subentra la necessità di un approccio più profondo. Sento fortemente l’esigenza di intervenire fisicamente sull’opera, poggiando le mani sulla superfice, fino a plasmarne la forma, lacerandola, sovrapponendola, tagliandola, bruciandola. Imponderabile metafora del dolore che ne rivela l’essenza.
A volte intervengo fisicamente sul supporto pittorico, ed una frattura squarcia le tenebre della sua inconoscibilità, consegnandola alla luce che l’ha generata. Successivamente me ne prendo cura sanando le ferite, riportandola in vita nel suo nuovo essere, fino a decretare la fine di ciò che era e sancirne la rinascita.
E’ uno spingersi oltre la rassicurante dimensione del conosciuto e del visibile, per riconsegnarla al mistero alla quale appartiene. Entro così nel ciclo della materia fatto di generazione/fine/rinascita, dove niente muore ma tutto si diversifica.
I frammenti di foglia oro inseriti rappresentano la testimonianza di questo scontro, la prova della possibilità di altre dimensioni, dove umano e divino si incontrano ed osservatore ed osservato saranno testimoni di un istante.
CRITICHE
Scritto di Davide Aricò per “Sikelian”
Nella pittura di Salvatore Castellino è possibile viaggiare attraverso la figura, passando dalla dimensione materiale e corruttibile, ai misteri del mondo ctonio e inconosciuto. Vi si accede attraverso i numerosi squarci creati ad arte sulle figure che altrimenti resterebbero immacolate. Attraverso queste “ferite”, metafore della fragilità della condizione umana, avviene il superamento della superficialità e il conseguente avvicinamento ai piani della realtà occulti ma pur sempre esistenti.
Visitando le “Interiora terrae” l’artista si concede ad un universo alternativo, una sorta di Opera Alchemica, tramite la quale riconoscere la frantumazione delle proprie certezze, l’umana imperfezione e i demoni che essa porta seco. Immedesimarsi simbolicamente nell’immagine, alla luce di questa nuova ottica, significa partecipare con l’artista alla creazione di un nuovo volto, che come l’involucro di una crisalide, sprigiona in senso centripeto il miracolo della rinascita. Emanciparsi dal visibile inteso come superficie di luce, linee e colori per creare qualcosa di solido e profondo capace di trasmettere con la forza del segno e del simbolo. Qualcosa capace di sprofondare, ergersi e cristallizzare la sua forma e il suo visibile nella sfera del mito. Questo è l’impegno che si è preso Salvatore Castellino, perché di artista impegnato si tratta.
Da: “Carteggi letterari” di Sebastiano Adernò. “Salvatore Castellino, pittore”
Dicendogli: “Tu sei il più pittore” non credo di suscitare alcuna obiezione o di abbassare l’onore di chi dipinge altro. Ora dato che le affermazioni si pagano col tributo delle spiegazioni, tenterò al meglio di spiegarvi che grado di magia può restituire un’immagine. Partiamo da una figura di donna. Volutamente bella. E pensiamo a cosa può darsi. O a cosa potremmo dare noi in cambio di questa sospesa e serena bellezza. In cambio di un attimo eterno in cui stare fermi per sempre a farci ammirare. Esattamente come la rosa che ci fa contemplare Dante da uno spiraglio di Paradiso. Il pittore Castellino, non solo l’ha dipinta, le ha dato figura, ma ha avuto il coraggio di appoggiarci le mani per plasmarle il viso. E non per stendere il colore, ma bensì per darle un viso. Lo strato visibile infatti è di carta. Carta spessa, di colore scuro, come quella usata ai tempi per impacchettare le cose dal droghiere. Utilizzando l’acqua dei colori per ammorbidirla. Perché l’incarnato è di ombre tenui, e così l’ha restituito. Avvalendosi di matite ed acquarelli ed altre polveri dalla grana visibile. Questo gesto di scuola plastica e non pittorica è lo stesso che ha suggerito a Castellino di strappare la carta con un taglio verticale che casca dall’occhio. Strappare per rinvenire altro. Oro e porpora. Elementi alchemici della più nobile dinastia.