Nel pieno centro artistico-culturale di Torino, nel quartiere dei musei, delle gallerie e di numerose fondazioni artistiche, a pochi passi da p.zza Savoia e via Garibaldi, con vista sulla Chiesa della Consolata, la Ossimoro Art Gallery centro espositivo permanente dell’Associazione Culturale Ossimoro, con il patrocinio gratuito della Fondazione Cesare Pavese propone come evento Off del Pavese Festival 2023, la mostra fotografica ed una live performance a cura di Claudio Lorenzoni e Valentina Cei dal titolo:
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"Il dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuito, naturale come l'aria. È impalpabile, sfugge a ogni presa e a ogni lotto; vive nel tempo, è la stessa cosa che il tempo"
(Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1944)
"Né la morte né i grossi dolori scoraggiano. Ma la fatica interminabile, lo sforzo di star vivi d'ora in ora, la notizia del male degli altri, del male meschino, fastidioso come mosche d'estate-quest'è il vivere che taglia le gambe" (Cesare Pavese, Dialoghi con Leuco)
“…Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e sei la morte.”
(Cesare Pavese, Verrò la morte e avrà i tuoi occhi)
“Anche il pianto, il dolore per me sono solo più ebbrezze Che cosa vi è mai stato d'altro?” (Cesare Pavese, Lavorare Stanca)
Partendo dal tema del dolore nell'opera di Cesare Pavese in contrapposizione all'opera del filosofo Byung-Chul Han "La società senza dolore", una ricognizione teorica-artistica del concetto di "corpo-archivio" attraverso una performance sui generis ed una mostra fotografica.
La metafora del corpo-archivio si riferisce all'idea che la materialità del corpo può essere intesa come un insieme di documenti capaci di suggerire significati oltre la dimensione fisica e di custodire un sapere remoto e in costante trasformazione.
Il dolore come centro focale dell'opera di Cesare Pavese VS una società palliativa che vira verso un'esclusione del dolore con l'intento di creare un'umanità futura senza alcun tipo di negatività e totalmente artificiale. Via il dolore fisico, via il dolore psichico, via la morte, addirittura via la noia VS il dolore feroce di Pavese, il dolore per un amore finito, il dolore di una partenza, di una mancato aiuto…
La performance: CORPO-ARCHIVIO di Claudio Lorenzoni VS Valentina Cei, prevede che il corpo di Lorenzoni, dopo una serie di riti propiziatori, su tapirulan correrà per 24h o allo sfinimento, fino alla soglia estrema del dolore.
Contestualmente Valentina Cei scriverà a flusso continuo alla luce del "nuovo dolore".
Le sue parole come didascalie descriveranno l'archivio ritrovato, mentre un video proietterà immagini d'archivio famigliari: parole, disegni ecc. che Lorenzoni e Cei cercheranno a loro modo di fare loro.
Il pubblico verrà coinvolto attraverso delle sessioni di scrittura collettiva improvvisata o coinvolto in dialoghi più o meno interattivi (microfoni, registratori, macchine fotografiche ecc.) descrivendo la situazione che si troveranno davanti. In altri momenti il video sarà spento, le didascalie spariranno e il pubblico vedrà due corpi in uno spazio "teatrale" completamente neutro.
Con (dolorem ipsum, focalizzando lo sguardo solo sui due corpi, uno in movimento, l’altro fermo e seduto, lo spettatore potrà riconnettere gesti e figure a molteplici storie di dolore, traumi familiari vicini e lontani, magari addirittura vissuti, episodi di dolore urbano o domestico, trovando in un archivio apparentemente estraneo alla loro vita, materia viva più vicina e comprensibile di quanto potesse immaginare.
Espongono nella mostra fotografica: Alessia Coda Zabetta,
Daniela De Luca, Francesca Fachinetti, Francesca Meloni, Stefano Minoia con Valentina Albanese, Massimo Pascutti, Daria Piccotti, Rubino, Norman Sgrò.
OPENING con PERFORMANCE il 9 settembre dalle ore 11,00 fino al termine della performance (24h o a sfinimento degli artisti)
Dalle ore 18,00 brindisi con gli artisti in mostra
MOSTRA FOTOGRAFICA dal 9 al 30 settembre 2023 visitabile
dal giovedì al sabato dalle 18,00 alle 22,00
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Direzione artistica mostra Cinzia Sauli